La civetta e la talpa by Remo Bodei;

La civetta e la talpa by Remo Bodei;

autore:Remo, Bodei; [Bodei, Remo ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Biblioteca paperbacks
ISBN: 9788815366474
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-05-15T00:00:00+00:00


5. Riflessione e cultura di un’epoca

Per Schelling la riflessione è una malattia dello spirito, una scissione metastorica: «Non appena l’uomo si pone in opposizione con il mondo esterno […] è fatto il primo passo verso la filosofia. Con quella separazione ha inizio la riflessione; d’ora in poi egli separa ciò che la natura aveva unito per sempre, separa l’oggetto dall’intuizione, il concetto dall’immagine, e alla fine, facendosi oggetto a se stesso, separa sé da sé […] La mera riflessione è dunque una malattia dello spirito dell’uomo, soprattutto in quanto essa instaura la sua signoria su tutto quanto l’uomo, signoria che uccide in embrione la sua più alta esistenza e alle radici la sua vita spirituale che rampolla soltanto dall’identità. Essa è un male, che accompagna l’uomo nella vita e distrugge in lui ogni intuizione anche per i più comuni oggetti della conoscenza. La sua opera di separazione non si limita al mondo fenomenico; separando da questo il principio spirituale, riempie il mondo intellettuale di chimere contro le quali non è possibile lotta alcuna, perché esse stanno del tutto al di là della ragione. Essa rende permanente la separazione dell’uomo dal mondo, considerando quest’ultimo come una cosa in sé, che né intuizioni, né immaginazione, né intelletto, né ragione riescono a raggiungere. Di fronte a essa sta la filosofia che considera la riflessione in generale semplicemente come un mezzo. La filosofia deve presupporre quella separazione originale, ché senza di quella non avremmo bisogno di filosofare»[48]. Malgrado questi temi schellinghiani – condivisi anche da Hölderlin e Sinclair[49] – abbiano lasciato una traccia durevole in Hegel, per lui la riflessione che separa l’uomo dal suo mondo non è un destino, ma il risultato di una crisi storica. E anche il bisogno della filosofia è una risposta alle contraddizioni di un’epoca, un superamento dei limiti delle vecchie filosofie, possibile solo quando si sono infrante o stanno per infrangersi le vecchie barriere storiche. Di conseguenza, «la confutazione di una filosofia ha il senso che ne vengono oltrepassati i limiti e che il principio determinato di essa viene degradato a un momento ideale»[50]. Ma se questi limiti non vengono realmente superati, si resta prigionieri dell’apparenza. Il proprio tempo viene allora rispecchiato passivamente e frammentariamente dalla riflessione, e la coscienza, qualora non riesca ad «acclimatarsi» alla scissione, si aggira smarrita nella fantasmagoria dei fenomeni. Non è capace di superare la soglia oltre la quale comincia la scienza, ossia una coscienza che è, insieme, spiegazione dell’apparenza. La Reflexionsphilosophie, anche quando si propone di non farsi dominare dalle contraddizioni del tempo, ma di assoggettarle, resta in loro balìa, come mostra l’io fichtiano: «così la beatitudine in cui l’io ha tutto come opposto, tutto sotto i piedi, è una manifestazione del tempo, che ha in fondo lo stesso significato di quella di dipendere da un essere assolutamente estraneo, che non può farsi uomo»[51]. Infatti, se «la separazione è infinita, allora il fissare del soggettivo o dell’oggettivo è indifferente»[52]. Il titanismo di Fichte, la sua volontà di piegare il non-io rendendolo evanescente, è anch’esso simbolo di sudditanza all’epoca.



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